L’interpretazione di una sentenza viene distinta in dottrinale, giudiziale e autentica.
Vi è anche l’nterpretazione letterale, logica, analogica, sistematica, teleologica.
Qust’ultima fu istituita dai giuristi romani per i quali già allora interpretare le leggi non significa capire meccanicamente le loro parole, ma comprenderne l’effettiva portata nel suo complesso.
Scire leges – si legge nel libro 26° dei digesti – non hoc est verba earum tenere, sed vim ac potestatem (D.1,3,17.Celso).
L’interpretazione dottrinale è costituita dagli apporti degli studiosi di materie giuridiche.
L’interpretazione giudiziale viene compiuta dai giudici nell’esercizio della funzione giurisdizionale e deve ritenersi vincolante soltanto per le parti del giudizio.
L’interpretazione autentica proviene dallo stesso legislatore per chiarire il significato di norme preesistenti. Il legislatore, in questi casi, interviene con una legge pari-grado o con un provvedimento ad essa equiparato (decreto legge, decreto legislativo) perché questo tipo di interpretazione non è consentito da una fonte secondaria quale, ad esempio, la circolare esplicativa.
Ne consegue, comunque, che lo studio interpretativo deve essere qualificato e concettuale, deve saper cogliere la portata e il significato della norma ordinata in un sistema di norme collegate e coordinate.
L’esperto legale, deve anche saper interpretare concetti disorganizzati del legislatore dovuti spesso alla fretta che causa spesso ordinamenti poco ordinati e armonici.
Grazie a tale studio, il consulente può prevedere l’esito di una decisione giudiziaria.
Il consulente legale non trascurerà inoltre di considerare
– questioni inesplorate (questioni sulle quali non sono ancora rinvenibili decisioni giudiziarie);
– questioni sulle quali i precedenti di giurisprudenza non sono – spesso apparentemente – di facile comprensione;
– questioni sulle quali i giudici, pur in presenza di concomitanze simili, non si sono regolati nello stesso modo.
In questi casi, il consulente legale distinguerà l’obiter dictum dalla ratio decidendi:
– l’obiter dictum si basa su una espressione che, seppure presente in una sentenza, non è rilevante ai fini della decisione né ha carattere di anticipazione delle future decisioni in materia;
– la ratio decidendi rappresenta la motivazione sulla quale su cui si fonda la decisione su un caso concreto che presenta profili di similarità rispetto a un altro caso concreto; tale soluzione, probabilmente, in futuro sarà accolta e seguita anche da altri giudici.
L’ assistenza giudiziale e stragiudiziale dello Studio Legale Avvocato Tiziana Massaro è estesa all’intero territorio italiano, direttamente e, ove occorra, per il tramite di avvocati e professionisti fiduciari in loco.
Sulle materie di propria specializzazione stende pareri pro veritate per una verifica preliminare della giurisprudenza e della normativa applicabile al caso controverso.