Un ordinamento giuridico può dirsi ordinato e armonico se ogni norma trova una sua coerente collocazione.
Spesso, però, il legislatore emana normative non coordinate tra loro e con quelle dell’intero sistema giuridico vigente.
Inoltre, un codice, anche se presenta una stesura coerente e ordinata, non può prevedere tutti i risvolti dei casi della vita e, spesso, è necessario ricorrere a interpretazioni per la sua applicazione.
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Nel Codice di Napoleone l’interpretazione diventa obbligo giuridico per i giudici.
In Francia, infatti, nel 1790 nasce la Cour de Cassation, istituita dallo Stato per esercitare il potere statuale di cassazione, cioè per invalidare quelle sentenze dei giudici contrarie alla legge.
La Corte non entra nel merito della causa ma esplica la funzione di garante della legge, tutelandone l’esatta osservanza e interpretazione. Le sue sentenze rappresentano, sia pur con molti limiti, vincolo erga omnes e contribuiscono a uniformare la giurisprudenza.
Questo compito della corte vale tanto in materia civile quanto in materia penale, svolgendo in entrambi gli ambiti la sua funzione nomofilattica (esatta interpretazione del diritto positivo).
Negli ultimi 40-50 anni ha manifestato alcuni segni di crisi che, in alcuni casi, hanno significato perdita di certezza del diritto e crisi del principio di legalità.
Le cause di tale crisi sono numerose. Tra le più evidenti:
– il superlavoro della corte che produce sentenze affrettate nelle decisioni e nelle motivazioni;
– il numero elevato di giudici, necessario per affrontare la mole di lavoro, dà adito a divergenze interpretative all’interno della Cassazione;
– lo stile delle motivazioni, teoriche e poco aderenti al caso concreto.
Nonostante tutto la Cassazione, sebbene in crisi, è l’organo giudiziario, di una lunga tradizione, esercente la funzione nomofilattica.